Lo strappo muscolare cos’è, come curarlo, come evitarlo
Fisioterapia e Osteopatia a Brescia
Lo strappo muscolare, insieme alla contrattura muscolare , è una delle lesioni del muscolo più frequenti in chi pratica sport. Lo strappo muscolare accade quando le fibre muscolari non sono in grado di far fronte alle richieste imposte da un sovraccarico di esercizio.
Lo strappo muscolare può essere un evento molto doloroso perché determina una vera e propria rottura delle fibre muscolari. Si verifica principalmente come risultato di una potente contrazione o di un eccessivo allungamento del muscolo. Pertanto è tipico degli sport senza contatto, con caratteristiche dinamiche come lo sprint e il salto.
Ogni muscolo scheletrico del corpo può essere vittima di uno strappo muscolare, ma generalmente i muscoli più coinvolti sono quelli degli arti inferiori (flessori, bicipite femorale, quadricipite, adduttore, gemello) o degli arti superiori (tricipite brachiale, deltoide e pettorale), raramente quelli della colonna e del distretto addominale. Il fisioterapista è in grado di valutare e andare ad agire su uno strappo muscolare.
Cosa è lo strappo muscolare
Gli strappi muscolari interessano solo i muscoli scheletrici, ossia i muscoli striati volontari che permettono il movimento e il mantenimento della postura del corpo. I muscoli scheletrici hanno dimensioni e forme diverse. I più grandi possono essere composti da centinaia di migliaia di fibre. Quando queste fibre si rompono, si parla di strappo muscolare.
La capacità del muscolo di accorciarsi e quindi di compiere le proprie funzioni, si definisce contrazione muscolare. La combinazione di contrazione muscolare e rilassamento è coordinata dal sistema nervoso, ossia durante la contrazione muscolare si verifica un accoppiamento elettromeccanico dove l’impulso nervoso viene propagato alla cellula muscolare e convertito in movimento. I muscoli scheletrici hanno la caratteristica di saper rispondere con eccezionale velocità agli impulsi nervosi, contraendosi rapidamente e intensamente. Pertanto sono gli impulsi nervosi che consentono agli atleti di correre, calciare, lanciare, ma anche semplicemente camminare e respirare.
Se l’impulso nervoso però determina uno sforzo in allungamento che il muscolo non è pronto a fare, si verifica lo strappo muscolare.
Lo strappo muscolare è, pertanto, una lesione indotta dalla contrazione muscolare causata da un intenso stress meccanico. Il muscolo che subisce uno strappo può non essere pronto perché non è adeguatamente allenato, o riscaldato oppure semplicemente perché inizia a essere stanco a fine allenamento.
Lo strappo muscolare può riguardare qualsiasi muscolo scheletrico del corpo, ma generalmente sono più soggetti a strappo i muscoli di gambe e braccia. Eccezionalmente si osservano strappi a muscoli di addome e schiena.
Peggiore è la tensione, più fibre muscolari vengono strappate. In caso di grave tensione, l’intero muscolo potrebbe rompersi e strapparsi letteralmente a metà.
Classificazione degli strappi muscolari
La gravità di uno strappo muscolare può essere valutata in base al numero di fibre danneggiate, ma anche in base alla perdita di forza e flessibilità del paziente.
Possiamo quindi classificare gli strappi muscolari in:
- Strappo muscolare di I grado: il numero di fibre danneggiate è basso. Non c’è diminuzione della forza e della flessibilità nel paziente. La lieve lesione determina poco dolore e consente di proseguire l’attività fisica. Sarebbe comunque meglio interromperla e far valutare la lesione a personale medico al fine di evitare un peggioramento della condizione. Quando il numero delle fibre rotte è inferiore al 5% si parla di distrazione muscolare.
- Strappo muscolare di II grado: il numero di fibre danneggiate è maggiore (tra il 5% e il 50%). Si avverte un forte dolore nella zona interessata e nella maggior parte dei casi c’è la formazione di un ematoma (a volte non visibile). Questo grado di lesioni determina una significativa perdita di forza e movimento, risulta quindi impossibile continuare l’attività fisica. Anche a riposo l’area colpita può essere contratta, rigida e dolorante.
- Strappo muscolare di III grado: rottura completa o subtotale (3/4 delle fibre) di un muscolo. Si avverte dolore molto intenso, impotenza funzionale e si osserva la formazione di un ematoma importante. Si può anche notare un avvallamento nella sede della lesione. Queste lesioni a volte richiedono un intervento chirurgico.
- Infine si parla di stiramento (o elongazione muscolare) quando non vi è rottura delle fibre muscolari, ma solo un allungamento forzato: le fibre non si rompono ma si trovano costrette oltre la loro capacità elastica.
Cause degli strappi muscolari
La causa principale di uno strappo muscolare è un uso del muscolo oltre le sue possibilità.
Vediamo in dettaglio le cause degli strappi muscolari:
- Movimenti bruschi e violenti.
- Azione sbagliata durante attività fisica (salto, perdita di equilibrio, lancio).
- Mancanza della fase di riscaldamento prima dell’attività fisica.
- Mancanza della fase di stretching dopo l’attività fisica.
- Preparazione fisica non idonea (età, tonicità muscolare, problemi articolari, squilibri posturali e muscolari).
- Condizioni ambientali sfavorevoli (sbalzi di temperatura, umidità).
- Postura scorretta.
- Scarsa flessibilità.
- Abbigliamento e calzature non adatte.
- Mancanza di coordinazione.
Gli strappi muscolari delle gambe sono più comuni nelle persone che praticano sport come la corsa, la danza e lo sci nautico. Possono verificarsi strappi ai muscoli dell’addome quando si gioca a pallavolo, tennis, golf o baseball o durante le immersioni. Strappi lombari si osservano negli sport in cui vengono sollevati oggetti pesanti o durante la lotta.
Sebbene il rischio di strappo muscolare sia particolarmente elevato durante le attività sportive, si può verificare anche sollevando un carico pesante o semplicemente scendendo da un marciapiede.
Sintomi
I sintomi degli strappi muscolari includono:
- Dolore acuto e improvviso che peggiora mentre si contrae il muscolo.
- Perdita di forza e libertà di movimento.
- Impotenza funzionale.
- Gonfiore, lividi o arrossamento.
- Dolore a riposo.
- Incapacità di usare il muscolo.
Quando il muscolo subisce uno strappo, i pazienti spesso riferiscono un dolore simile a quello di una “pugnalata”.Come curare uno strappo muscolare
Il trattamento di uno strappo muscolare dipende dalla diagnosi accurata del medico e la valutazione del fisioterapista. La gravità dello strappo e le conseguenze a cui il muscolo infortunato dovrà far fronte influiranno sulla durata del processo di guarigione e della riabilitazione.
Il grado di lesione di uno strappo muscolare e la terapia più adeguata possono essere stabiliti solo tramite un’ecografia.
La cura dello strappo muscolare prevede 2 fasi:
FASE 1
Il trattamento di prima linea per uno strappo muscolare nella fase acuta comprende cinque passaggi comunemente elencati nell’acronimo noto come P.R.I.C.E. dove:
- P sta per PROTEZIONE, ossia proteggere la lesione da ulteriori traumi, applicando una morbida imbottitura per ridurre al minimo l’impatto con eventuali oggetti
- R sta per RIPOSO, il riposo è necessario per accelerare la guarigione e ridurre il rischio di recidive
- I sta per ICE (GHIACCIO), applicare ghiaccio per indurre la vasocostrizione, contrastare l’infiammazione e far diminuire il dolore (mai per più di 20 minuti alla volta)
- C sta per COMPRESSIONE, avvolgere la zona interessata con una fasciatura morbida per ridurre ulteriormente il flusso sanguigno e favorire il drenaggio linfatico
- E sta per ELEVAZIONE, tenere il muscolo elevato nei momenti di riposo per favorire il ritorno del sangue venoso alla circolazione sistemica.
A questo primo trattamento può essere associata una terapia aggiuntiva con farmaci FANS come ibuprofene e/o paracetamolo che agiscono per ridurre l’infiammazione immediata (previa consultazione con medico o farmacista).
FASE 2
Finita la fase acuta, il fisioterapista può intervenire e attuare la fase di riabilitazione che si realizza in pratiche riabilitative o mediante terapia fisica.
Le pratiche riabilitative prevedono un iniziale rinforzo specifico e indolore della zona interessata, ma non solo. Si andranno, infatti, ad allenare anche i muscoli profondi della schiena e dell’addome, che hanno il compito di dare stabilità ai movimenti delle articolazioni di arti superiori e inferiori. Successivamente il fisioterapista proporrà al paziente esercizi di rinforzo specifici via via sempre più intensi fino a riallenare il gesto che ha prodotto la lesione.
Le terapie fisiche adottate dai fisioterapisti in casi di strappi muscolari sono:
- Tecarterapia;
- Elettroterapia come la TENS;
- Onde d’urto;
- Laser;
- Magnetoterapia;
- Kinesio taping.
Solitamente nelle prime fasi si lavora a livello perimetrale rispetto alla lesione.
Infine è sempre consigliato un programma di mantenimento. Tornare all’attività sportiva in maniera indolore può far dimenticare il lavoro di riabilitazione e prevenzione svolto. Sarebbe auspicabile continuare a osservare le pratiche suggerite dal fisioterapista per evitare ulteriori infortuni.
Lesioni muscolari complete possono portare a una significativa compromissione funzionale e richiedere un intervento chirurgico.
Inoltre, sulla base dell’esperienza clinica, si è osservato che iniezioni di plasma ricco di piastrine sono in grado di aiutare ad accelerare la rigenerazione del tessuto muscolare danneggiato.
Prevenire lo strappo muscolare
Assumendo alcune precauzioni è possibile diminuire la probabilità di subire uno strappo muscolare:
- Fare stretching dopo l’attività fisica.
- Riscaldare sempre i muscoli prima dell’attività fisica.
- Se si inizia un nuovo sport, sviluppare l’attività un po’ alla volta.
- Comprendere i limiti del proprio corpo.
- Non rimanere seduti in una posizione troppo a lungo.
- Sollevare gli oggetti con attenzione.
- Prendere precauzioni per evitare cadute (come tenere i corrimano sulle scale, evitare superfici scivolose e mantenere i pavimenti sgombri).
- Perdere peso se si è in sovrappeso.
- Indossare scarpe della misura giusta.
Dopo una lesione muscolare è fondamentale eseguire un percorso riabilitativo mirato, non solo fino alla scomparsa del sintomo. È importante seguire le indicazioni del fisioterapista anche nelle fasi avanzate del trattamento per un recupero funzionale completo, necessario per una riduzione importante delle eventuali recidive.
Nella fase post-acuta il fisioterapista potrà utilizzare diverse tecniche o metodiche riabilitative per ottimizzare i risultati quali:
riabilitazione propriocettiva;
esercizio o allenamento terapeutico; terapia mio-fasciale;
Articolo tratto da www.fisioterapiaitalia.com
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