Spalla e dolore persistente

Autore : Giacomo Zipponi Fisioterapista

Cosa si intende per dolore persistente.

Quando si parla di dolore persistente si intende in generale un dolore che si è instaurato e prosegue da ormai più di 6 mesi. Esistono diverse patologie che possono portare ad un’esperienza di dolore persistente a carico della spalla, alcune di natura molto specifica, altre meno ben definite. Di seguito ne vediamo alcune frequenti.

Artrosi.

L’artrosi è una patologia infiammatoria articolare che può interessare tutte le articolazioni, la cui prevalenza (cioè quante persone la hanno) sale con l’età (un po’ come quella dei capelli bianchi e delle rughe). Caratteristiche di questa patologia a livello generale sono il cambiamento della morfologia delle strutture articolari, che è progressivo e non reversibile e l’andamento infiammatorio dei sintomi, che al contrario si presentano in maniera episodica. Nello specifico i segni tipici di una fase infiammatoria in atto sono il gonfiore, calore rossore e dolore dell’articolazione, con conseguente difficoltà nei movimenti. È importante notare; come già sottolineato, che i sintomi vanno e vengono: questi sono infatti più legati allo stato infiammatorio che non alla forma che le superfici articolari assumono con il progredire del tempo. 

Frozen shoulder.

Questa patologia è un disturbo specifico della spalla caratterizzata da un importante processo infiammatorio che coinvolge le strutture legamentose dell’articolazione che vanno incontro ad una contrattura. Può presentarsi spontaneamente oppure a seguito di periodi di immobilizzazione come dopo un trauma o un intervento. Le prime fasi sono molto dolorose (soprattutto di notte) e si può notare la perdita di movimento soprattutto nel sollevare il braccio lateralmente e nel ruotare verso l’esterno la spalla. La risoluzione dei sintomi e della rigidità è molto lunga con tempi che possono superare i 9 mesi.

Dolore di spalla legato alla cuffia.

Questa diagnosi viene utilizzata come termine “ombrello” per dire che fa male qualcosa a livello della spalla, non sappiamo esattamente cosa ma è probabile che il gruppo di muscoli che permettono i movimenti di rotazione della spalla e che entrano in gioco anche negli altri gesti che compiamo sia fra i responsabili. Abbiamo approfondito nello specifico l’argomento qui: LINK ALL’ALTRO ARTICOLO. I sintomi possono durare a lungo ma hanno un andamento tipicamente meno doloroso rispetto ad una frozen shoulder e si caratterizza per una dolorabilità non accompagnata da una perdita di movimento così marcata. La risposta al trattamento è meno legata al trascorrere del tempo ed è una condizione seppur fastidiosa molto meno invalidante.

Cosa succede quando il dolore persiste.

Un aspetto interessante che accomuna queste tre condizioni, oltre ovviamente alla loro localizzazione anatomica, è la lunga durata dei sintomi. Quando un dolore si protrae nel tempo, questo non è più mantenuto necessariamente o esclusivamente dall’irritazione dei nevi locali (nel nostro caso quelli che interessano la spalla), ma essendo stato per così dire “imparato” dal nostro sistema nervoso, si autoalimenta. Un altro interessante fatto è che le aree del cervello deputate alla sensibilità e al movimento delle aree interessate da dolore cronico mostrano dei cambiamenti rispetto alle stesse aree in soggetti che non hanno dolore. Questo è vero soprattutto in assenza di situazioni o esperienze positive che forniscano nuove informazioni che ci consentano di reimparare cosa voglia dire muoversi senza dolore. Si è infatti visto che in presenza di dolore persistente l’attività progressiva delle strutture interessate è un utile alleato per superare la perdita di funzionalità.

Interventi utili per tornare alla tua vita normale.

Seppure il dolore persistente a carico della spalla possa avere origini differenti, e ciascuna di queste meriti accertamenti, valutazioni e trattamenti specifici, alcuni aspetti del percorso di ripresa sono in comune, in virtù della localizzazione anatomica e dei meccanismi centrali del dolore che accomunano queste condizioni di lunga durata. 

Rinforzo.

Un programma di recupero del movimento e di riattivazione e rinforzo della muscolatura e una parte importante della ripresa. Questo per ragioni meccaniche, in quanto se la spalla diventa più resistente e forte sarà in grado di gestire facilmente attività che prima erano impossibili; ma anche per ragioni psicologiche, in quanto il progressivo aumento di forza è facilmente misurabile e riscontrabile, consentendo quindi di rendersi conto dei miglioramenti che si ottengono.

Graduale ripresa delle attività. 

Man mano che il rinforzo fisico procede, è importante adottare comportamenti che incoraggino il movimento spontaneo e naturale in maniera graduale, in modo che questi rinforzino (in senso psicologico stavolta) la confidenza nel recupero che sta avvenendo e forniscano ulteriore variabilità motoria. È molto utile in questo aspetto ragionare su come scalare e semplificare le attività che risultano provocative trovando il “minimo livello accessibile”.

Attività di esplorazione di movimento libero e con restrizioni (ricostruire la mappa).

Abbiamo visto che in presenza di dolore da lungo tempo avvengono cambiamenti nelle aree cerebrali responsabili della sensibilità e del movimento della parte del corpo interessata.  Nello specifico la nostra corteccia cerebrale sensitiva e motoria sono organizzate come delle mappe in cui determinate aree rappresentano una parte del corpo, e quando soffriamo di dolore persistente questa mappa diventa meno precisa. I confini delle rappresentazioni sono meno netti, come un dipinto esposto per lungo tempo senza restauri. Il risultato è che clinicamente si può rilevare una alterazione nella capacità di distinguere bene le sensazioni ed un impoverimento della variabilità motoria. Attraverso esercizi guidati di movimento, si può lavorare per “restaurare la mappa”. Questo tipo di attività possono essere realizzate in posizioni, situazioni e contesti vari, così come con intensità e difficoltà variabili proprio per creare una mappa ricca di dettagli, seguendo sempre un principio di gradualità

In realtà questi aspetti del percorso di recupero non sono da vedersi come compartimenti stagni, ma ciascuno contribuisce all’altro: il rinforzo ricostruisce la mappa e fa da esposizione graduale a fatica e discomfort, i movimenti quotidiani contribuiscono a mantenere la forza e la mobilità e incoraggiano variabilità motoria, gli esercizi più “esplorativi” possono fondarsi su posizioni che incoraggiano molta attività muscolare e vicine a situazioni richieste dalla quotidianità. Tutti insieme contribuiscono a tracciare il percorso per riportare una spalla da dolente a robusta.

Autore : Giacomo Zipponi Fisioterapista

Fisioterapia e Osteopatia a Brescia

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