INSTABILITA’ DI SPALLA: L’IMPORTANZA DELL’INQUADRAMENTO INIZIALE NEL MANAGEMENT DEL PAZIENTE

Autore: Tommaso Consoli Fisioterapista


Hai dolore alla spalla e provi apprensione durante il movimento o addirittura eviti di muoverti per paura di generare problemi piu gravi? Potrebbe trattarsi di instabilità di spalla e questo articolo potrebbe esserti utile
Tempo di lettura: 3 minuti


ANATOMIA E STABILIZZATORI


Prima di addentrarci nel mondo dell’instabilità di spalla è necessario definire la struttura che compone l’articolazione gleno-omerale che si viene a creare, appunto, tra la testa dell’omero e la cavità glenoidea della scapola, di cui parleremo nell’articolo.
La prima considerazione da fare è il particolare rapporto fra le superfici anatomiche che si fronteggiano, infatti, la cavità glenoidea “avvolge” la testa dell’omero esclusivamente per 1/3 della sua superficie conferendo alla spalla il massimo grado di movimento possibile per un’articolazione, a discapito della stabilità della stessa.
Nel mantenere la testa omerale in sede giocano un ruolo fondamentale gli stabilizzatori passivi (legamenti e cercine glenoideo) il cui compito è opporsi ad eccessive traslazioni della testa omerale, gli stabilizzatori attivi (muscoli e tendini) il cui compito è quello di coattare la testa omerale nella cavita glenoidea e il sistema di controllo ed interazione degli stessi.
Com’è facile intuire, problematiche strutturali legate alle componenti anatomiche viste finora e/o alterazioni del sistema di controllo legate al sistema nervoso centrale o periferico, possono diminuire la stabilità dell’articolazione gleno-omerale determinando condizioni in cui un’eccessiva traslazione della testa omerale sulla glena determini apprensione e dolore fino alla possibile perdita completa dei rapporti articolari, riducendo la funzionalità di tutto il complesso spalla.

IL RUOLO DEL FISIOTERAPISTA


La presentazione clinica di un paziente con instabilità di spalla è molto variabile; questa spazia da sintomi lievi sovrapponibili con altre condizioni patologiche di questo distretto fino ad arrivare a condizioni di frequenti lussazioni per stress minimi.
All’interno di un quadro così complesso e variegato il compito del fisioterapista è, in un primo momento, quello di effettuare una valutazione completa ed esaustiva del paziente indagandone a fondo la storia clinica e, se il paziente è candidato alla riabilitazione, guidarlo in un percorso verso il recupero funzionale dell’arto superiore altrimenti sottoporlo all’attenzione di un medico specialista.
Apprensione, dolore, evitamento e paura di muovere il braccio sono i sintomi che possono caratterizzare questo quadro clinico.
Il ruolo del fisioterapista è quello di aiutarti a trovare le strategie per gestire queste problematiche, iniziando la riabilitazione da una zona di confort in cui ti senti libero di muovere la spalla senza grossi problemi.
Sulla base del singolo paziente, il fisioterapista ti proporrà esercizi in catena cinetica chiusa (con l’arto superiore vincolato ad una superficie) per aumentare la stabilità articolare e/o esercizi in catena cinetica aperta (con l’arto superiore libero di muoverti nello spazio) per consentirti di aumentare il carico sulle strutture della spalla.
Sovraccarico, posologia dell’esercizio, velocità di esecuzione e utilizzo di destabilizzazioni esterne o interne, sono possibili variabili che il fisioterapista utilizza nella proposta di un programma di esercizi.
La letteratura offre al clinico protocolli specifici a seconda che l’origine dell’instabilità sia atraumatica o traumatica che vanno proposti al paziente tenendo in considerazione tutte le sue manifestazioni cliniche.
Questi sono strumenti che consentono di tracciare i risultati del paziente e tenere monitorato il suo andamento nel tempo ma, ancora una volta, saranno proposti solo se la condizione del paziente lo consente.
Risulta quindi difficile proporre degli esercizi che possano essere generalizzati su tutti i casi; il rischio sarebbe quello di sottostimare le tue potenzialità e rendere l’esercizio inefficace, oppure, sovrastimarle rendendo l’esercizio potenzialmente pericoloso.
Ancora una volta sottolineiamo l’importanza di affidarsi ad esperti, in grado di identificare correttamente il tuo punto di partenza; la complessità di questa condizione va gestita sulla base del singolo paziente e, se necessario, coinvolgendo un medico specialista per tenere in considerazione l’opzione chirurgica.

CHIURURGIA


Le indicazioni alla chirurgia sono generalmente due:

  • Fallimento del trattamento conservativo
  • Stabilità di spalla gravemente compromessa da alterazioni strutturali
    L’ortopedico dispone di varie tipologie di intervento a seconda delle peculiarità del singolo paziente.
    I soggetti che, in seguito ad un evento traumatico, hanno riportato un’instabilità con reperti riscontrabili con imaging sono tendenzialmente i perfetti candidati all’intervento chirurgico.
    L’instabilità di spalla è una condizione complessa, se ne soffri o pensi di soffrirne ti aspettiamo da Motusmed per un corretto inquadramento e per guidarti nel tuo percorso di recupero.

Autore: Tommaso Consoli Fisioterapista

Fisioterapia e Osteopatia a Brescia

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